Viaggio in Bolivia

Viaggio in Bolivia – Associazione Braccia Aperte Onlus

Vola dove il cielo abbraccia la madre terra, la pachamama, così ha scritto Letterio sul libro dedicato alla Bolivia, a noi, ed a coloro che hanno la fortuna di leggerlo.

Ho volato in questo mondo che come sempre ti riempie di sensazioni e pensieri, di attese e aspettative che poi si sono concretizzate.

Volo con Alitalia (Venezia – Roma – S. Paolo) e Gol (S. Paolo – S. Cruz), 24 ore di viaggio tra cielo e terra. Finalmente arrivo a destino, siamo in tre, io Mauro e Mario, l’altra delegazione già da alcuni giorni si trova in Bolivia a Monteagudo.

E’ primavera, il che vuol dire caldo, molto caldo rispetto al clima autunnale che abbiamo lasciato in Italia. E’ il 23 ottobre.

Saluti ed abbracci con Milenka, Ivan ed i loro figli, una giovane famiglia del posto, nostri amici di lunga data nonché miei compari di battesimo. Ci attendono per condividere insieme gran parte della nostra permanenza di 15 giorni in Bolivia. Milenka è il nostro braccio operativo sul posto, è socia onoraria dell’Associazione, si interessa dell’acquisto di artigianato locale che poi rivendiamo in Italia. Inoltre segue la gestione burocratica inerente le nostre attività di solidarietà sul posto.

Usciamo dall’aeroporto di Viru Viru, si chiama così perché realizzato dai giapponesi alcuni decenni fa. Operazioni doganali abbastanza veloci, non come in Brasile dove la pignoleria non manca mai.

Via subito a Montero, cittadina di 100.000 abitanti a 70 chilometri da S. Cruz. Alloggiamo al Pinocho, un ottimo albergo, un po’ caro considerando la località, ma alla fine, per noi abituati a certi confort un toccasana. Sono le 18,00, Ivan e famiglia ci lasciano, abbiamo ancora alcune ore disponibili prima di coricarci per riposare dopo il lungo viaggio. Ci rechiamo subito dalle suore oblate salesiane di Montero per verificare lo stato di avanzamento della costruzione di un asilo che la Onlus amica, Dassi Maria Bianca di Treviso sostiene. Ci è stato chiesto di fare foto e prendere informazioni.

Il giorno successivo, in taxi, costo 3 euro per 15 chilometri andiamo a Saavedra, dove sorge l’Hogar de Dios, progetto realizzato dalla nostra Associazione e dove Antonio e Marisa originari di Treviso e Padova gestiscono questa opera in modo ammirevole. 42 bambini cerebrolesi ospitati, seguiti, assistiti e curati. Veramente meritevole il lavoro di questi due amici e volontari. Per il mantenimento dell’opera una fattoria ed un caseificio che inizia a produrre formaggi e derivati tra l’altro di ottima qualità. 42 giovani ospiti nel centro e 42 dipendenti impiegati tra personale infermieristico e campesinos.

Tutto si trasforma dentro di te quando fissi gli occhi di questi bambini, quando tendi una mano per una carezza. Cerchi di pensare, ti chiedi perché ma non sai darti una risposta e questo ti crea maggior sofferenza.

Giorno 25, partiamo per Monteagudo con un minibus chiamato Micro. Milenka lo ha noleggiato chissà dove, è il peggiore che abbia mai utilizzato durante le mie varie permanenze in Bolivia. Siamo un bel gruppo, noi tre, P. Longo, P. Corona, P. Iriarte, Josè Luis di La Paz, altro nostro amico e socio onorario boliviano, Milenka e la simpatica coppia Genny e Michele che da anni prestano la loro opera di educatori nel centro Mano Amiga di S. Cruz. Tanta allegria e condivisione durante il viaggio, 10 ore di Micro di cui 4 di asfalto e 6 di sterrato nelle Ande; un secco da giorni con una polvere che entra nel mezzo da qualsiasi parte senza tener conto che due finestrini non si chiudono. Chi con fazzoletti umidi sulla bocca, chi con continui spostamenti alla ricerca di un po’ di aria pulita. Finalmente alle 20,00 della sera si arriva a Monteagudo dove gli altri italiani ci attendono. Saluti, convenevoli, cena e doccia. Dalla mattina seguente tre giorni di incontri culminati con l’inaugurazione del terzo blocco e definitiva consegna dell’opera da noi realizzata alle suore Mariane, si tratta di un complesso scolastico per 900 studenti. Presenze di autorità civili e religiose, pranzi e cene, manifestazioni con costumi tipici ufficializzano ed allietano la nostra permanenza in Monteagudo. Un grande regalo quasi inaspettato ci viene concesso dal Rettore dell’Università Salesiana di La Paz P. Corona: la firma della convenzione per corsi universitari in questa scuola.

Il quinto giorno si riparte per S. Cruz, ancora lo stesso Micro del viaggio di andata ad attenderci, per affrontare l’avventura del ritorno verso la pianura amazzonica. Ancora polvere e disagio.

Pernottamento a S. Cruz, Hotel Italia a due passi dalla piazza centrale 24 settembre, città con una popolazione di circa un milione e settecento mila abitanti, la più popolata della Bolivia. Buona occasione per effettuare cambio valuta da euro a boliviani, per un euro otto boliviani e settanta centesimi. In un angolo della piazza si trovano i cambisti, bisogna fare molta attenzione quando contano i soldi, immancabilmente tentano di imbrogliarti, anche nei nostri confronti questo tentativo. Milenka arrabbiatissima riprende l’uomo apostrofandolo, dicendo lui: che bella immagine danno i boliviani nei confronti dello straniero.

Mattina del primo novembre, in aeroporto a Viru Viru e volo con la nuova compagnia aerea Amazones, nata di recente dopo il fallimento dell’Aerosur e concorrente con la compagnia di bandiera Boa voluta dal Presidente Evo Morales. Andiamo a El Alto di La Paz. Il nome dell’aeroporto dice tutto, siamo a 4000 metri di altitudine e la città, capitale più alta del mondo si sviluppa su di un imbuto che scende fino ai 3700 metri. Manca l’ossigeno e si cammina lentamente sempre con il fiatone. Il corpo si sente strano, dicono che servano almeno tre giorni per prendere l’altitudine. E’ una giornata piovosa e fredda ma dobbiamo rispettare i nostri programmi, pertanto subito all’Università di La Paz dal rettore P. Corona e poi nella Calle dell’artigianato a fianco dell’antica cattedrale di S. Francesco realizzata nel 1581. La sera un invito a cena inaspettato da Josè Luis, il nostro caro amico di La Paz. Un appartamento carino dove l’accoglienza ed il calore della moglie Alison e del figlio Thelian ci rende la serata piacevole.

2 novembre, con un Micro tutto il gruppo in viaggio nell’altopiano di El Alto che i quecha chiamavano terra del cielo, tre ore di strada su di una quasi pianura situata a 4000 metri, giungiamo al lago Titicaca che si estende tra Bolivia e Perù. Dicono i boliviani che la parte loro è il titi e la parte peruviana è il caca, non serve commento. Raggiungiamo Ancoraimes un paese dove la miseria e la povertà regnano. Siamo come detto il 2 novembre giorno dei morti, nel centro grande festa con balli canti e soprattutto alcol, gente ubriaca dalla mattina, rubiamo qualche foto, ma attenzione perché se si accorgono passiamo guai. In questo paese necessita un intervento a favore dei bambini, ci accompagna il vescovo di El Alto Mons. Bascopè proponendoci un progetto di cooperazione.

Con il ritorno a La Paz termina la nostra presenza in questa capitale che ha circa 800.000 abitanti. La stessa sera siamo nuovamente a S. Cruz con i suoi 30 gradi serali di temperatura.

Finalmente il 3 novembre un po’ di riposo, passeggiate e visite turistiche nei dintorni di Montero. La sera cena a S. Cruz con Michele, Genny, Milenka e le sue sorelle in un bellissimo locale all’aperto: La casa dei Camba. Il Camba è l’etnia della parte orientale della Bolivia, mentre il Collas è di quella occidentale, andina. Fisionomie diverse, lineamenti marcati per i Collas mentre più indio europei per i Camba. Menù tipico tendenzialmente piccante con carne di tutti i generi, Juca ed altri tuberi. Si beve buona birra, la Huari e la Pacena.I camerieri con il classico abito bianco e fascia verde, il colore dei Cruzeni.

Giorno 4 novembre, la sveglia di mattina presto alle ore 5,00, in Micro con tutto il gruppo di italiani con destinazione il Divino Nino, dopo S. Carlos lungo la strada per Cochabamba. Qui P. Carlo Longo missionario salesiano originario di Trebaseleghe Padova è responsabile del santuario dedicato al Divino Bambino, ogni prima domenica del mese migliaia di persone si recano alle celebrazioni per ricevere grazie e benedizioni, provengono dalle zone più disparate della Bolivia. Da S. Cruz alle 4 del mattino partono bus carichi di fedeli per questa località. Partecipiamo alla messa delle 7,30 occasionalmente celebrata da Mons. Tito Solari arcivescovo di Cochabamba, originario di Udine. Migliaia i presenti all’interno ed esterno della chiesa. Per me un momento importante, sono il padrino di Sebastian, il figlio di Ivan e Milenka che riceve il battesimo proprio in questa celebrazione. Terminata la messa si attende P. Carlo impegnato a benedire tutti e di tutto con un ramoscello e tanta acqua santa da dispensare, persone, oggetti, auto, motori, Micro. Alle ore 13,00 pranzo a S. Carlos a base di pesce di fiume, anche qui in un piacevole locale all’aperto dove la natura ti abbraccia con la sua caratteristica flora.

Verso le ore 16,00 nuovamente una visita all’Hogar de Dios con tutto il gruppo, Antonio ci attende e accompagna all’interno del centro, ci racconta di lui e di sua moglie, dei ragazzi e dell’opera, della Bolivia. Il suo sorriso è l’espressione del bene che vuole ai suoi ragazzi. Il suo sorriso ci toglie imbarazzi e ci permette di trascorrere questi momenti con maggiore serenità.

L’imbrunire della giornata segna anche l’imbrunire del nostro viaggio in Bolivia, il giorno successivo alle 12.50 si parte per l’Italia. Altre 24 ore di viaggio con Gol e Air France via Parigi.

Ancora una volta torniamo ricchi, la Bolivia, la sua gente, i nostri missionari e volontari custodiscono un grande tesoro che condividono con noi e quanti si recano dove il cielo abbraccia la madre terra.

Tesoro di umanità e fratellanza.

Sergio Bonato

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